Emerald Gloom di Elle Caruso – Recensione

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TITOLO: Emerald Gloom

AUTORE: Elle Caruso

USCITA: 28 Febbraio 2016

PREZZO: € 1,99 (eBook)€ 12.48 (Cartaceo)

EDITORE: Self Publishing


TRAMA: L’ultima cosa che Aaron Clark vede prima di essere investito sono i fari di un’auto, poi l’oscurità completa fino al risveglio in ospedale, due mesi più tardi.
Fortunatamente, Aaron non subisce lesioni permanenti e una volta sveglio inizia a riprendersi rapidamente. Non tutto però torna alla normalità: la notte dopo il risveglio, Aaron rivive in sogno il momento dell’incidente ma, invece di essere investito, viene salvato da una ragazza che non ha mai visto prima. Da quel momento i suoi sogni sembrano trasformarsi in una sorta di esistenza parallela, così simile a quella reale che a volte diventa persino difficile distinguerle.
Ma ancora peggio dei sogni c’è il fatto di non riuscire più a comporre, proprio nel momento in cui il suo gruppo, gli Emerald Gloom, sembra sulla strada giusta per raggiungere il successo.
In una spirale di emozioni e sentimenti repressi, di legami indissolubili e di ferite mai rimarginate, inizia il viaggio alla scoperta dei luoghi più oscuri dell’animo di Aaron, protagonista controverso e tormentato, che nonostante la giovane età ha già conosciuto la morte ed è in costante lotta con la vita.
A far da cornice, la città di Seattle e le note dei brani più memorabili della musica grunge.


RECENSIONE: In un mare di libri in cui sguazzano sempre più rockstar poco o per nulla credibili, con playlist gettate al vento solo perdire “Ok, anche il mio libro ha una colonna sonora”, con band che definire bidimensionali è dir poco, lasciatemi urlare a squarciagola: «Grazie, Elle Caruso, per aver creato questo piccolo gioiello, unico nel suo genere ed intriso di musica dalla prima all’ultima parola scritta».

Davvero, cari lettori: nessun romanzo, almeno tra quelli letti dalla sottoscritta sino ad ora, aveva una componente musicale così presente e così concreta come Emerald Gloom.

Il libro è coinvolgente: la prima parte forse un po’ più lenta della seconda metà ma, senza dubbio, è uno dei romanzi con la trama (o, dovrei dire, le trame?) più originale degli ultimi tempi.

La storia scorre via, su due binari distinti ma uniti in un alternarsi di sogno e realtà, finché ti trovi davvero in difficoltà e inizi a domandarti dove finisce la dimensione onirica e dove inizia la vita vera e vissuta.

Torniamo però ora alla musica, quella che, a parer mio, gioca il ruolo di vera protagonista, al pari o, forse, anche surclassando qua e là il musicista Aaron Clark, perno attorno cui ruota l’intera vicenda.

L’atmosfera iniziale, come può intuirsi dalla trama, è di assoluto straniamento: un letto d’ospedale, il risveglio dal coma, il non sapere cosa sia davvero successo. L’autrice è stata bravissima nel trovare in Dumb dei Nirvana lo spirito di questi primi capitoli, la perfetta colonna sonora per questa prima parte di romanzo alquanto nebulosa, pregna di incognite e di situazioni inspiegabili.

È una zona d’ombra in cui la canzone Sirens dei Pearl Jam, con la voce singolare di Eddie Wedder che a tratti graffia e a tratti sussurra, crea in modo calzante l’atmosfera di precaria incertezza che attraversa Aaron nel suo ritorno alla vita.

La storia di questo giovane musicista si lega fin da subito all’esistenza di Florence, una ragazza dai capelli rossi e dagli occhi di ghiaccio, scostante, ineffabile, quasi eterea nella sua inconsistenza. A battere il ritmo della loro storia, capitolo dopo capitolo, passo dopo passo, altre canzoni perfettamente scelte si contendono il titolo di colonna sonora ufficiale della coppia: Creep dei Radiohead, Black dei Pearl Jam e Wonderwall degli Oasis. Ancora una volta, Elle Caruso mi ha lasciato a bocca aperta: parliamoci chiaro, io amo tutta la musica rock, hard rock, grunge e affini … Ma accidenti: queste canzoni, per testo e musica, creano davvero il sentimento perfetto, l’unione perfetta e così assolutamente da Aaron e Florence, che nessun’altra, a paragone, avrebbe retto il confronto. Il pezzo di Gallagher e soci, in particolare, sembra proprio essere stato scritto per questo romanzo: assolutamente da brivido.

Un’ultima considerazione riguarda le scelte musicali che fanno da ponte tra le varie scene e situazioni, anche quelle azzeccatissime. Dancing Barefoot, della mia amatissima Patti Smith, descrive in modo assolutamente naturale il rapporto di libertà scanzonata e di totale indipendenza che lega Aaron, la sua gemella Ally, Nate e Chandler, in un ritmo quasi tribale che scuote le masse e coinvolge il lettore. Carry On Wayward Son, dei datati Kansas, è la canzone che io ho sempre considerato perfetta per un viaggio in auto, uno di quelli con i finestrini abbassati e l’aria che ti sbatte in faccia: casualmente (o forse no), questa canzone risuona qui a bordo della macchina che porta padre e figlio, Thomas e Aaron, alla ricerca di un qualcosa che vogliono trovare disperatamente ma che sfugge, continuamente. Sublime.

Per chiudere: non fate l’errore, miei cari lettori, di leggere questa storia senza immergervi nella sua playlist. Non cercate di soprassedere: tuffatevi in questi suoni, all’apparenza forti, striduli, magari anche sgradevoli ad un orecchio poco allenato; non demordete, siate curiosi e fatelo!

Senza la musica, senza conoscere queste canzoni, vi perdereste davvero la metà, se non di più, delle sensazioni che può darvi un romanzo del genere, scritto con passione ed inciso quasi su un pentagramma in cui si sente, sempre e chiaro, il ritmo calmo del respiro di Kurt Cobain che aleggia, in ogni singola virgola.

Quindi aprite il libro, leggetelo ma poi fate un ulteriore passo: ascoltatelo.

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Rachel

© Rachel Sandman

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